La mia strada fino a qui

Un conto in sospeso (parte III)

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Bet Grave
view post Posted on 1/8/2011, 15:12




PARTE III



Lo squillo del telefono la destò di soprassalto. Betsy spalancò gli occhi e schizzò a sedere sul letto. Diede un'occhiata veloce alla sveglia che segnava le sette meno un quarto. Chi poteva essere a quell'ora?
Betsy, senza infilare le ciabatte, corse in corridoio dove il telefono continuava a squillare senza sosta. Non appena alzò la cornetta col cuore che le batteva forte nel petto per l'ansia, riconobbe subito dall'altro capo del telefono la voce di Charlie.
Charlie era una delle prime e poche amiche che aveva conosciuto lì in città. Lei l'aveva accolta senza alcuna esitazione, aiutandola così ad ambientarsi in quel luogo ancora sconosciuto. Solo che non era una telefonata di cortesia quella, né un invito a uscire. Era una richiesta d'aiuto.
Charlie era nei guai. Come Betsy anche la ragazza era....una cacciatrice di demoni. E aveva bisogno del suo aiuto.

Betsy non si fece pregare e venti minuti dopo esatti era già di fronte a casa della ragazza, a suonare ripetutamente il campanello. L'istante dopo era seduta sul suo divano, ad ascoltare cosa Charlie aveva da raccontarle. Brutti sogni, esattamente come quelli che faceva Betsy. Nulla di buono si profilava all'orizzonte. Guai, e anche grossi.
- Che possiamo fare?- le chiese Charlie.
Aveva trovato la ragazza ancora in vestaglia, la quale lasciava trasparire la biancheria intima che aveva sotto. Il volto contratto per la preoccupazione, i capelli scarmigliati. Betsy le posò una mano sulla sua e l'unica soluzione che le venne in mente fu quella di invocare qualcuno che di certo avrebbe saputo come agire.
Richiamare Cass dopo le cose che si erano detti solo qualche giorno prima le procurava un certo imbarazzo, che cercò di camuffare come meglio poté. Non c'era tempo per tergiversare su quei pensieri davvero poco consoni a quella situazione.
Così lo chiamò sottovoce, quasi sussurrando, consapevole comunque che l'avrebbe sentita.
- Cass...


Il richiamo di Betsy l'aveva sentito forte e chiaro, Castiel. La sua voce, sebbene sussurrata, le era arrivata alla mente come un fulmine a ciel sereno: una scarica elettrica improvvisa.
All'interno della sua Impala, Dean abbassò il volume della radio e lanciò un'occhiata veloce a Cass.
- Accidenti amico, hai appena visto un fantasma?
L'angelo evidentemente doveva aver sobbalzato sul sedile dell'auto, senza rendersene nemmeno conto.
- Non ora, Dean.
Il cacciatore, rimasto improvvisamente solo in auto, sembrò non curarsene. Oramai era abituato alle continue apparizioni e scomparse dell'angelo.
Castiel passò da "You shook me all night long" al silenzio più totale.

Prima di fare qualsiasi altra considerazione l'angelo puntò la propria attenzione su chi l'aveva chiamato.
- Bet. - salutò la ragazza con un cenno della testa, ma volse subito gli occhi altrove. Il ricordo di quello che si erano detti pochi giorni prima era vivo più che mai nella sua memoria.
L'uomo in impermeabile lanciò un paio di sguardi attorno a sè. Il luogo in cui si era venuto a trovare gli era totalmente estraneo, come estranea era la ragazza che stava a pochi passi da lui, accanto a Betsy.

E solo dopo aver notato che la sconosciuta era quasi totalmente svestita, l'angelo sbiancò in volto.
Da quando camminava sulla Terra tra gli umani, Castiel aveva mantenuto la propria Grazia lontana dalla corruzione alla quale molti suoi fratelli cedevano. Quel corpo che aveva di fronte, per lui era significato di immoralità e perversione.
Per questo cercò di non guardare la donna e passandosi una mano sulla fronte tornò a posare gli occhi su Betsy, provando un incontenibile sollievo.
Per lui fu come tornare al Sacro, abbandonando il profano.

Lavorare a fianco di una donna seminuda, per l'angelo fu a dir poco imbarazzante e quasi traumatico. Soprattutto perchè Betsy aveva sicuramente frainteso... E bastava guardarla negli occhi, per intuirlo.
Una visione, insolita per qualcuno che non possedeva il dono innato come Betsy Gravestone. Ma nulla di impossibile dal momento che la ragazza era una cacciatrice e come tale i suoi sensi erano di gran lunga più sviluppati rispetto alla media. Fu un gioco da ragazzi per Cass, decifrare il sogno di Charlie. Un poltergeist si stava divertendo nell'appartamento che stava di fronte a casa Meester.
E sempre Cass assicurò alle due ragazze che avrebbe sistemato lui stesso la faccenda: non aveva alcuna intenzione di lasciare che Betsy si cacciasse nei guai. Non ora che sembrava esserne uscita...

E Castiel arrivò l'istante dopo aver pronunciato il suo nome. Betsy non riuscì a trattenere un sorriso quando lo vide, sorriso che gli svanì subito dal volto.
La ragazza dimenticò il motivo per il quale era stata lì, dimenticò i problemi della caccia e la richiesta d'aiuto di Charlie. Dimenticò ogni cosa. La sua mente ora era troppo impegnata ad analizzare il modo in cui l'angelo stava fissando la sua amica. Deglutì a fatica e si ritrovò preda del sentimento che più fa perdere la ragione agli esseri umani.
La gelosia. Betsy fu totalmente rapita dal senso di gelosia che stava provando nei confronti dell'angelo e della sua amica.
Ma avrebbe dovuto aspettarselo: Charlie era una ragazza molto avvenente, non avrebbe mai potuto competere con lei in fatto di bellezza. Il cuore prese a batterle furiosamente nel petto, e per la prima volta in vita sua dopo tanto tempo Betsy perse il lume della ragione.
- Bene.- si ritrovò a dire senza nemmeno rendersene conto- Lui t'aiuterà, Charlie. Io ora devo andare.
Senza aggiungere una parola e soprattutto senza rivolgere uno sguardo a nessuno, puntò la porta e lasciò la casa. In fondo aveva comunque aiutato Charlie invocando Cass, il suo compito l'aveva assolto da brava amica quale era. Lui l'avrebbe tirata fuori dai guai meglio di quanto sarebbe riuscita a farlo lei da sola.

Betsy se ne tornò nel suo appartamento, sconvolta per quanto era successo. Solo quando richiuse la porta di casa sua si rese conto di essere stata avventata e sciocca. Ma vedere Cass che guardava Charlie in quella maniera...
Non sarebbe riuscita a resistere a lungo.
Andò in cucina e si versò dell'acqua fresca in un bicchiere. La mandò giù in un sorso e posò il bicchiere nel lavello.
Che stupida era stata...lei così ingenua e così attenta a presentarsi a Cass come la più semplice e pure ragazza della terra. Era ridicola...
Schioccò le dita, come aveva insegnato a fare a Cass.
- Hey Cass, sono proprio una scema.
Parlò a voce alta, come se lui fosse lì in quel momento. Scosse la testa tristemente, mentre prendeva a giocare con l'orlo del suo maglioncino.
- Non avevo considerato che tu potessi essere anche un "uomo"- continuò moderando la voce- mi sono fatta così tanti di quei problemi...."poverino potrei fargli perdere le ali"...
Ed era vero. Betsy si sentiva in colpa ogni volta che il suo cuore mancava di un battito quando l'angelo le si mostrava. Ripensandoci si sentiva una stupida adesso...
- Se sapevo che si dovevano mostrare le gambe l'avrei fatto anche prima..- disse a voce così bassa che a mala pena riuscì a udirsi.
Scosse la testa e si staccò dal lavello per cacciare qualcosa dal frigo per il pranzo. Non sarebbe più uscita di casa, non dopo la pessima figura fatta con Castiel e Charlie. Davvero non era lei quella ragazza gelosa anche solo di uno sguardo che avrebbe scoperto mal interpretato.
- Cercherò di essere meno una palla al piede...
Stava forse impazzendo...parlare così da sola nella sua cucina mentre cacciava fuori la pasta avanzata del giorno prima. Betsy Gravestone era diventata una persona davvero patetica...
Schioccò di nuovo le dita e pregò di svanire in quella maniera dalla faccia della terra.
Ma lo sguardo che aveva dedicato Castiel a Charlie non lo avrebbe mai dimenticato...


Quella donna era riuscita a farlo sentire in colpa senza che lui avesse fatto niente.
Castiel aveva ascoltato il monologo di Betsy fino all'ultma parola della ragazza. La sua natura lo spingeva a fingere che nulla fosse successo; ma, come spesso gli stava accadendo ultimamente, si lasciò trascinare da ciò che riteneva fosse la volontà di Jimmy.
- Ehi. - fu l'unica parola che l'angelo riuscì a pronunciare, una volta apparso alle spalle Betsy, la quale forse non si aspettava di rivederlo così presto.
Quando la ragazza si voltò incontrando così i suoi occhi, Cass sussultò, ma non si lasciò intimorire dai battiti del proprio cuore che stavano aumentando vertiginosamente. Anzi, usò un tono più brusco e duro del solito.
- Non cedo sia giusto quello che tu stai pensando di me. Come... come puoi anche solo pensare certe cose? - L'angelo si portò le mani alle tempie, visibilmente alterato. Era impensabile che Betsy avesse creduto che lui...
Fece un respiro profondo chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, sembrò essere più calmo, o rassegnato.
- Anche se provassi a spiegarti non capiresti. - riprese più pacatamente.
- E' come quando Dean volle portarmi in quel... Luogo di perdizione, credi mi abbia fatto piacere? Se fossi stato "uomo" come affermi tu, credi che me ne sarei rimasto con le mani in mano? - Cass si bloccò. Dannazione, che stava dicendo?
La pura verità, ecco cosa. Solo allora si rese conto che la "volontà di Jimmy" era solo una cazzata di cui si era autoconvinto. Certo, l'uomo che stava possedendo aveva la sua parte in tutto ciò.
Ma chi stava parlando e agendo, in quel momento, era Castiel. E finalmente si levò quel macigno che da giorni gli pesava sul cuore. Nessuna domanda, soltanto una constatazione.
- Tu ami un angelo.


Non appena avvertì la sua presenza e sentì la sua voce, Betsy sobbalzò e fece qualche passo indietro. Avrebbe dovuto immaginarlo, l'angelo possedeva comunque la facoltà di percepirla e sentirla a chilometri di distanza.
E la consapevolezza che avesse ascoltato quel suo monologo sconclusionato la fece avvampare di vergogna dalla testa ai piedi. Si affrettò a chinare lo sguardo a terra e non appena Castiel pronunciò quelle ultime parole per poco non svenne. Desiderò svanire per l'eternità. Disintegrarsi all'istante.
Cass sapeva. Lui aveva intuito tutto, e forse già da tempo.
Si, lei amava un angelo. E ammetterlo fu dolce quasi quanto la pena che provava per se stessa.
- Esatto.
Parlò con voce roca, bassa ma ferma.
- Il bene che ti voglio va al di là di ogni umana comprensione ma è sbagliato lo so. Sbagliatissimo..
Si coprì il viso con le mani e cercò così di impedire alle lacrime di sgorgarle dagli occhi.
Perché faceva così dannatamente male? Perché non poteva amare e essere amata da lui?
Dio con lei era stato beffardo. Le aveva concesso l'amore, ma quello doloroso e penoso che raramente ha un lieto fine.


Non sopportava vederla piangere, soprattutto se la causa di quelle lacrime era lui stesso. Castiel fece un passo in avanti e allungò una mano per toccarla, ma non lo fece.
Sentiva che se l'avesse sfiorata anche solo con un dito, sarebbe potuto bruciare all'istante.
- Anche io sono... Affezionato a te, Betsy. - disse dopo un istante di perfetto silenzio. Affezionato? Poteva un angelo conoscere il significato di quella parola? Eppure a Cass sembrò così riduttiva per descrivere quello che provava ogni qualvolta si trovava al cospetto della ragazza...
- Non sei una palla al piede - aggiunse, assumendo un tono insolitamente affettuoso. Si stava riferendo chiaramente al breve monologo che aveva avuto Betsy qualche minuto prima.
- E non serve che mostri nemmeno un centimetro delle tue gambe, per... Piacermi. - Quella fu una vera e propria rivelazione. Per Betsy, sì. Ma anche per sè stesso.
Finalmente l'aveva ammesso. Betsy Gravestone gli piaceva. Gli piaceva da far male, e quanto faceva male!
La Grazia di Castiel si trovava ad un passo dall'essergli strappata, lo sentiva. Ma sembrava non importargli: quel passo l'avrebbe fatto comunque.


Le tremò le terra sotto ai piedi. Betsy doveva aver sentito male, interpretato erroneamente le sue parole.
Si staccò le mani dal viso e sollevò lentamente gli occhi su di lui. Era ancora imbarazzata come non lo era mai stata in vita sua, ed era certa la sua faccia fosse interamente paonazza.
Eppure Castiel le aveva appena dato una speranza. La speranza che non era la sola folle lì in quella stanza a pensare e provare cose proibite.
- Tu..cosa..hai detto?- chiese con un filo di voce.
Tremava come se avesse freddo eppure sentiva il cuore ribollirle nelle vene, caldo ed eccitato.


Castiel guardò la ragazza leggermente intimorito.
- Mi... piaci? - Ripetè. Ma evidentemente quella parola doveva aver sconvolto oltre che lui stesso, anche Bet. Ma che altro poteva dire? Era davvero ciò che pensava. Betsy Gravestone gli piaceva, e questo lo turbava.
Cercò di ricomporsi e aggiunse, come a rimediare al "danno": - Come mi piacciono Dean e Sam, insomma. Cioè... Non proprio.
Cass allora spostò lo sguardo altrove, rendendosi conto della pessima figura che stava facendo. Ma che diamine gli era saltato in mente di dire?!


Quelle parole strapparono un sorriso a una Betsy sempre più imbarazzata. L'ingenuità e la semplicità di Castiel, pari a quelli di un bambino, erano ciò che l'avevano fatta innamorare di lui. Nessun uomo sulla terra avrebbe mai conservato il candore che caratterizzava così bene l'angelo. Ecco perché lo adorava tanto..ed ecco perché aver frainteso quello che era avvenuto in casa di Charlie l'aveva fatta scappare via.
Mi piaci....quelle due semplicissime parole le avevano risollevato l'animo nel giro di un istante.
- Va bene Cass, non dire altro.- lo interruppe notando il suo disagio.- Credo di aver capito quello che vuoi dire.
Si morse il labbro inferiore.
- Anche se, con tutto rispetto, io sono un poco migliore di Dean e Sam, no?- aggiunse.
Che fosse possibile o no, lei gli voleva bene. E forse, gliene voleva anche lui...non sapeva ancora in che misura e di che natura, ma il suo turbamento era quasi tangibile. E ora le gambe di Charlie non c'entravano nulla...


Cass rimase con la bocca socchiusa a fissare Betsy, non rispose alla sua domanda, forse non l'aveva nemmeno sentita.
Di nuovo l'angelo provò il bisogno vigliacco di svanire da lì all'istante, anche se nel profondo sapeva che tutto era già compiuto: in ogni caso, per un motivo o per l'altro, Castiel era destinato all'esilio da casa sua. Dal Paradiso.
Se fosse caduto, perché oramai ne era quasi certo, l'avrebbe fatto per una causa più che giusta... Forse.
No, non lo sapeva, non sapeva più nulla. Betsy Gravestone era riuscita a far crollare tutte le sue certezze nel giro di pochi giorni.
- Forse è meglio che me ne vada... E ti lasci a ciò che stavi facendo. - nonostante dentro di sé fosse in atto una vera e propria guerra, l'angelo riuscì a mantenere un'espressione distesa e serena.


In realtà Betsy non stava facendo molto se non rodersi l'anima dalla gelosia. Non aveva mai fatto una scenata del genere a nessuno da che ricordava. Avrebbe dovuto scusarsi anche con Charlie per quel suo ragionamento a dir poco ingiustificabile.
Sorrise all'angelo, che non sapeva ancora quale battaglia stava segretamente affrontando.
- Va bene Cass...
Si, lui doveva andare. Aveva sicuramente altre cose da fare che stare a perdere tempo con i suoi sbalzi d'umore.
- Ma..torna presto.- aggiunse.
Era sbagliata quella richiesta e lo sapeva. Eppure saperlo lontano sarebbe stato più difficile che averlo vicino.
Betsy s'appoggiò al lavello e attese che l'angelo svanisse. S'impose di non muoversi e di tacere per non commettere ancora l'errore di avvicinarsi a lui e fare qualcosa d'irreparabile.


Castiel regalò a Betsy un altro sorriso, l'ultimo. Poi svanì così com'era apparso, accompagnato dal suo inconfondibile battito d'ali. Svanire come un codardo, prima di commettere qualche cosa di irreparabile? Non aveva senso oramai. L'inevitabile si stava per compiere.
L'angelo apparve di nuovo al fianco di Dean Winchester, posando la nuca contro il sedile dell'Impala. Il cacciatore non si scompose di un millimetro, abituato com'era ai giochetti di quel tizio sfigato in impermeabile.
- Cass? Cazzo amico, che ti succede? Hai una faccia che...- Dean terminò la frase, forse. Ma Castiel non l'udì perché con un gesto della mano aumentò al massimo il volume della radio. Almeno non avrebbe udito le battute idiote del ragazzo... E forse anche quel cuore che batteva furioso nel petto, che sentiva sempre più suo.

 
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